
Disaster Recovery una grande soluzione solo per le grandi aziende?
Da qualche anno è sempre più frequente sentir parlare di soluzioni di “Disaster Recovery” o addirittura di “Business Continuity”. Anche il settore pubblico, certo non noto per la sua velocità nel rispondere alle novità tecnologiche proposte dal mercato, si è adeguato, pubblicando già nel 2013 un documento dal titolo “Linee Guida per il Disaster Recovery delle Pubbliche Amministrazioni”, scaricabile cliccando qui: Linee guida.
Il documento è molto complesso ma contiene diverse indicazioni interessanti; peccato che non sia più stato aggiornato dal lontano 2013, nonostante in questi 4 anni siano cambiate molte cose: infrastrutture tecnologiche, software dedicati a questo tipo di soluzioni e, ultimo ma non per importanza, il tipo di minacce che ogni giorno minano la sicurezza dei dati di un’azienda come quella di un ente pubblico.
Definizioni di Disaster Recovery e Business Continuity
Partiamo dall’inizio. Wikipedia definisce il Disaster Recovery “l’insieme delle misure tecnologiche e logistico-organizzative atte a ripristinare dati, sistemi e infrastrutture necessarie all’erogazione di servizi di business per imprese, associazioni o enti, a fronte di emergenze che ne intacchino la regolare attività”. Il concetto di Business Continuity è invece definito come “la capacità di un’organizzazione di continuare a erogare prodotti o servizi a seguito di un incidente”.
A questo punto abbiamo già un primo bivio, ma la scelta è facile: sceglierò una soluzione di Disaster Recovery se il mio obiettivo è disporre dei dati e dei sistemi in caso di disastro, al fine di poter ripristinare gli stessi e riprendere l’attività; i tempi di ripristino e i tempi di ripristino dei sistemi (RTO, Recovery Time Objective) e il tempo massimo di mancanza dei dati al quale sono disposto a rinunciare in caso di disastro (RPO, Recovery Point Objective) definiranno tempi e modalità del progetto.
Al contrario, se la mia necessità è che non vi sia mai un fermo dei servizi, a causa dell’impatto economico che questo fermo avrebbe, allora sceglierò una soluzione di Business Continuity, dove la ridondanza dei sistemi sarà totale e in tempo reale. Naturalmente esistono casistiche particolari, che consentono di contenere i costi e massimizzare i risultati, applicando le due differenti logiche in funzione della criticità dei singoli servizi.
Chi ha bisogno di una soluzione di Business Continuity?
Questa è una risposta difficile e va valutata sulla base dell’attività di ciascuna azienda. Gli avvocati direbbero che bisogna calcolare il danno emergente o il lucro cessante che potrei avere in caso di fermo dei servizi; ovvero quanto costerebbe questa eventualità, nel primo caso per esempio perché mi potrei trovare a dover pagare delle penali ai miei clienti ai quali a mia volta non sto erogando quanto promesso, o per i ritardi nelle consegne dei prodotti; nel secondo caso dovrei concentrarmi sul fatto che ogni ora di disservizio mi può portare a un’ora di mancati guadagni. Spesso ci troviamo di fronte a situazioni estreme: pensiamo al sito di e-commerce X al quale ci rivolgiamo abitualmente per fare i nostri acquisti che rimane fermo per un grave problema; non potendo (o non essendo più abituati a) aspettare scegliamo di rivolgerci a un concorrente (Y). A quel punto X non perderà soltanto la vendita a vantaggio di Y, ma potrebbe perdere il cliente, qualora io mi accorgessi che Y ha in realtà prezzi migliori, consegne più veloci, o un servizio più interessante.
E chi invece ha bisogno di una soluzione di Disaster Recovery?
Al contrario, questa risposta è molto facile: tutti. Non conosco nessuna azienda che non abbia un sano terrore di perdere i propri dati, a causa di un evento naturale o di un attacco informatico, e che non sia interessata a disporre di un piano che, in caso di problemi, le garantisca di ripartire in tempi accettabili.
Attenzione, però: è vero che il disaster recovery non consente di continuare a erogare il servizio, ma soltanto di minimizzare i tempi di ripristino; ma questo potrebbe diventare un grande vantaggio. Ormai tutti sappiamo che gli attacchi informatici sono sempre più mirati e devastanti: una replica dei dati in tempo reale comporta quasi automaticamente una replica anche di eventuali malware, come Cryptolocker; quindi una soluzione di Business Continuity è tanto vantaggiosa in termini di garanzia di continuità del servizio quanto rischiosa in termini di estensione del rischio stesso dal sito di produzione (A) al sito di replica (B). Ecco perché, spesso, le due soluzioni vanno integrate.
Rimangono quindi progetti “per ricchi”?
Torniamo dunque al punto iniziale: stiamo parlando di soluzioni tecnologiche costosissime che solo le grandi aziende possono affrontare? Assolutamente no! Come diceva Henry Ford in una famosa frase, “c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”. Oggi esistono soluzioni eccellenti: in Promo.it proponiamo le soluzioni di Veeam Backup, che garantiscono di organizzare al meglio il backup delle immagini delle macchine interne all’azienda – dove per “immagine” intendiamo una vera e propria fotografia di una postazione o di un server, cosa che consente un ripristino molto più rapido perché non necessita di ricostruzione della macchina da zero – e di replicare tali immagini in remoto, in uno dei nostri Data Center, secondo tempistiche e modalità definite caso per caso. Certo, i progetti dipendono da vari fattori, per esempio dalla mole di dati che muoviamo; ma, se qualche anno fa era inevitabile parlare di decine di migliaia di €, oggi con poche migliaia di € si implementano soluzioni efficaci e che rappresentano una svolta nella politica di gestione dei rischi dell’azienda.
Diffidare dalle soluzioni standardizzate
Promo.it non è l’unica azienda in grado di proporre delle soluzioni efficaci su questo tema; anche altri fornitori sono in grado di realizzare piani eccellenti. Tuttavia, un ultimo consiglio ci sentiamo di darlo: diffidate da chi propone delle soluzioni standard, con documenti uguali per tutti e un listino sul quale applicare i costi. Non è così che si realizza una buona soluzione di Disaster Recovery o di Business Continuity, perché si sperperano risorse economiche e tecniche livellando il servizio per tutti i dati e i servizi aziendali. Organizzare un piano di Disaster Recovery significa parlare con l’azienda, definire con lei quali sono le priorità, stabilire quali sono i dati o i servizi critici, e intervenire con una soluzione ad hoc che ottimizzi gli investimenti e il risultato finale. Altrimenti corriamo il rischio di disporre in tempo reale dei dati anagrafici dei dipendenti che in realtà ritocchiamo soltanto una volta al mese, quando realizziamo i cedolini.